“MC DRIVE”, disponibile dal 26 maggio su tutte le piattaforme digitali, è il nuovo singolo di Gennaro Caggiano, in arte ENGAGE che, dopo la pubblicazione dell’EP “Pelle” nel marzo 2020, arriva a definire una nuova versione di sé su un sound decisamente più pop.
ENGAGE racconta di storie di vite reali attuali e del difficile legame con le emozioni, usa testi sfacciatamente diretti su sonorità che inducono l’ascoltatore a ballare.
“MC DRIVE” descrive il disagio di non aver trovato tutto quello che si è ordinato all’interno del proprio ordine takeaway, ovviamente già pagato, facendo un parallelismo con le situazioni della vita piene di aspettative che si rivelano irraggiungibili. La stessa insoddisfazione affrontata spesso quando ordini l’amore nel takeaway della vita, magari in una relazione a distanza, e dentro ad ogni pacco non trovi mai quello che vorresti.
Disponibile dal 19 Maggio su tutte le piattaforme digitali “Carizzi r’amuri - Beyond” il nuovo EP di Tonj Acquaviva feat. Emmanuelle Bunel, prodotto da Artes Mundi, pubblicato da Compagnia Nuove Indye, che parla di Mediterraneo, inteso come un continente liquido fatto di danze, lingue, miti e sangue misto; un concentrato di emozioni vibranti che lo portano a scrivere musica affacciato alle sue coste. Chi meglio dell’artista, nato a Palermo, fondatore degli Agricantus, conosce il mare e le sue storie, ricche di fascino e leggende; suoni che arrivano da lontano e si trasformano, portando dentro un carico emozionale di isole fluttuanti interconnesse, metafora del flusso continuo del mondo. In questo giocoso viaggio multilingue, intrapreso con la Compagnia Nuove Indye, lo accompagnano la voce dai colori classici e jazz della cantante mezzosoprano francese Emmanuelle Bunel e il rapper occitano Chab; tra le lingue, oltre al siciliano, come si evince dal titolo, troviamo il francese, l’occitano, lo spagnolo e il greco antico. Lo stile multietnico che da sempre contraddistingue Tonj Acquaviva si fa anche qui preponderante attraverso sonorità composte sia con strumenti provenienti da diverse zone del mondo che elettronici; nell’album, oltre al canto, l’artista suona chitarra-sintetizzatore, flauti del mondo, tamburi a cornice, scacciapensieri, campionatore, ronroco (strumento del Sud America) e percussioni.
Disponibile dal 12 Maggio su tutte le piattaforme digitali ed in formato CD il nuovo progetto discografico di Stefania D’Ambrosio intitolato “per Umberto Bindi”, prodotto da Stefania D’Ambrosio e Michele Micarelli per DELTA ITALIANA, label promossa e distribuita da COMPAGNIA NUOVE INDYE, con il Patrocinio del “Premio Bindi”. Si tratta della prima uscita della collana “Quando L’INTERPRETE incontra i GRANDI AUTORI”. Con questa prima pubblicazione si concretizza il percorso artistico di Stefania D’Ambrosio, iniziato già dai primi incontri con Umberto Bindi, suo caro amico, a cui è rimasta molto legata insieme a Michele Micarelli, musicista e arrangiatore di Bindi. Stefania D’Ambrosio ha incontrato e duettato con grandi Artisti come Gino Paoli, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Cristiano De Andrè partecipando ad importanti rassegne ed eventi speciali come l’omaggio ad Umberto Bindi del 2022 presso “Officina Pasolini” di Roma, patrocinato dal Premio Tenco e Premio Bindi, insieme a Sergio Cammariere, Bungaro, Morgan. Il 12 maggio ricorre il compleanno di Umberto Bindi, che avrebbe compiuto 91 anni, e Stefania ha scelto proprio questo giorno per omaggiarlo con un album che è anche la prima pubblicazione della collana “Quando L'INTERPRETE incontra i GRANDI AUTORI”. L’album è impreziosito anche dalla presenza della voce di Vittorio De Scalzi che interpreta “Letti” uno dei principali brani del repertorio di Umberto Bindi. L’intera pubblicazione è stata realizzata con registrazioni dal vivo, con tutto il calore e le emozioni del suono analogico, con tutte le sfumature che solo la musica dal vivo può donare, con la voglia e l’intento di continuare su questa strada per sensibilizzare e valorizzare il prezioso repertorio dei nostri grandi Autori, dando vita ed inizio a questa importante Collana “Quando L’INTERPRETE incontra i GRANDI AUTORI”.
“Right Here” è il nuovo album di White Ear, disponibile su tutte le piattaforme digitali ed in formato CD. Il rumore bianco, in inglese ‘white noise’, è un suono che contiene tutto lo spettro di frequenze, molto simile al rumore del mare o del vento. Partendo da questo concetto il nome White Ear, ‘orecchio bianco’, vuole intendersi come un ascolto che accoglie ogni suono circostante. Un’apertura che si trasferisce in senso più ampio nei testi, come in “Eyes wide up” che invita a non abbassare gli occhi o chiudere le braccia di fronte a situazioni di sofferenza che non sembrano appartenerci, ma che richiamano un senso di responsabilità irreprimibile. Mentre il brano “Night has come” parla di un’apertura mentale verso punti di vista che possano scardinare le nostre certezze, concetto condensato nella frase “My religion is the doubt”. O ancora in “Planet Earth” l’ascolto è rivolto al pianeta terra che parla in prima persona, mentre “Try to catch me” pone l’accento sul sentirsi parte di una moltitudine meravigliosamente potente.
La parola chiave di questo disco è l’ascolto, inteso come un varco che permetta di essere in contatto con ciò che ci circonda e di cui inevitabilmente facciamo parte. Lo stesso principio può descrivere la ricerca musicale che contraddistingue questo lavoro, caratterizzato dalla convivenza tra strumenti acustici ed elettronici in uno stile aperto a diverse contaminazioni.
Provate a pensare di ricevere improvvisamente un’eredità miliardaria e che, mentre state gustando l’idea di come cambierà la vostra vita, vi troviate davanti a un ostacolo, anzi, di fronte a ben cinque ostacoli da superare, prima di entrarne in possesso. È quanto accade a due cugini toscani, Narciso de’ Ronzini Saltanti e Arno St. Cruz. Gli ostacoli sono rappresentati da cinque indovinelli, ideati dal defunto zio Barabba, che coinvolgono cinque diverse città del mondo e che, nella soluzione, nascondono una nota musicale, la quale, unita alle altre, comporrà un motivo da suonarsi di fronte a una cellula foto-musicale, inserita in una cassaforte. È questo l’unico sistema che consentirà alla stessa di aprirsi.
Le incredibili, fantasmagoriche avventure, che vivranno i nostri eroi, offriranno una lettura helzapoppiana, tutta rivolta al divertimento in salsa surreale...
“Incipit”, ovverosia inizio, embrione, seme. Questo libro è un parto multiplo che supera l’eccezione visto che i neonati e sgambettanti racconti sono più di cento, centotrentatrè, per esattezza. Racconti diversi che possono essere raggruppati per genere: il fantasy, il giallo, il noir, la commedia, il poetico, la fantascienza distopica, soprattutto. Racconti sospesi, appena iniziati, che catturano il lettore e lo pongono di fronte a delle vere e proprie sfide filosofiche a cui non potrà fare a meno di rispondere. Ma la particolarità del libro non si esaurisce qui: per ogni racconto abbiamo anche una copertina creata ad hoc e una musica che ne accompagna la lettura. Un oggetto strabiliante che sembra essere stato catapultato qui direttamente dal futuro.
“Aston è un vero genio della comunicazione, un grande artista, un po’ fragile e forse un po’ troppo solitario.” Carlos Souza si accese il sigaro e proseguì il suo discorso: “Vede, signor Albertini, tutti conoscono i lavori dei grandi fotografi, pochi conoscono il lavoro di Aston, però quando entrano in possesso delle sue fotografie non ne possono più fare a meno. Guardi questa foto, è fantastica, vede? Lui la donna non la svela mai, non ci sono vizi, l’ama e la protegge anche nella sua natura volgare”.
Aston Love dopo una travagliata storia d’amore con Dors per non dimenticare quel sentimento che mai prima aveva provato, decide di creare un libro della sua modella.
Vuole farlo pubblicare da una casa editrice ma non ci riesce, dopo diversi tentativi andati male decide di affidarsi a “bookcrossing”, un movimento americano nato negli anni settanta per stimolare la gente a leggere di più.
Il libro inizia a viaggiare per il mondo incontrando l’interesse di personaggi immaginari, ognuno con la propria storia.
Disponibile su tutte le piattaforme digitali “Bianca di Collalto”, Opera lirico-moderna con le musiche di Giorgio Susana ed i testi di Nicola Bergamo.
Un’antica leggenda trevigiana vuole che nel Castello di Collalto si sia consumato un atroce delitto: in epoca medievale venne murata viva una fanciulla di nome Bianca per assurda quanto devastante gelosia della sua padrona, e che di tanto in tanto sarebbe riapparsa e riapparirebbe ancor oggi nelle vesti di un fantasma.
Coloro che affermavano di aver veduto il fantasma narravano che esso si mostrava vestito di bianco, e se annunciava sventura, nascondeva il volto con un velo nero.
Dalla vena creativa del compositore Giorgio Susana e dal libretto in versi di Nicola Bergamo ne è nata, in epoca moderna, un’opera in un atto e dodici scene per voci liriche e pop, otto strumenti e un coro. I versi e la musica sottolineano in un travolgente crescendo emotivo l’orribile vicenda, alternando arie e canzoni più dolci e poetiche a momenti di grande tensione, conducendo l’ascoltatore in un vortice che lo porta lontano nel tempo, tra le mura di un castello adagiato su verdeggianti colline, e nel contempo vicino ad un assurdo delitto che ben si addice a quanto purtroppo, nei confronti delle donne, ancora oggi succede.
“La Nota di Dio” è il nuovo libro di Renato Giordano, pubblicato da Compagnia Nuove Indye, disponibile anche su Amazon e nell’HI-QU Store: racconta la storia della musica che dal ‘500 veniva usata come strumento terapeutico al Santo Spirito in Saxia, storico Ospedale romano dei Papi. Questo utilizzo della musica è stato veramente eccezionale, assolutamente innovativo e sorprendentemente in straordinario anticipo sui tempi! Un grande organo venne posizionato nel centro delle Corsie Sistine dell’Ospedale (così chiamate da Papa Sisto IV che le fece realizzare su proposta pare di S. Filippo Neri).
Il suonatore di flauto presente, presente nel bellissimo affresco sulla parete della Sala del Commendatore ci ricorda che si suonavano i vari strumenti a fiato nelle zone dedicate al parto e all’allattamento dei neonati. I suonatori dipinti nel Liber Regulae Sancti Spiritus, musici di piva e di mandola, nonché cantori, ricordano i diversi eventi legati alle musiche del Barocco Romano avvenuti nel nosocomio.
Nella seconda parte del libro c’è un racconto, “Il Medico Eretico”, in cui Renato Giordano torna ad occuparsi di Lancisi e del processo per eresia intentato dal Santo Uffizio alla fine del Seicento contro la setta dei Bianchi e contro i medici romani.
Riusciranno ad evitare di finire come Giordano Bruno?
Il racconto riporta fedelmente gli atti del Processo, atti secretati e poi occultati per secoli.
“Hi My Name is Planet Earth and I will Kill You All” è il nuovo singolo del producer pugliese di stanza a Bologna White Ear che vede la partecipazione di Lapè e Fausto Dee, disponibile su tutte le piattaforme digitali. ll titolo è così lungo perché probabilmente non c’era modo di sintetizzare il concetto. È il pianeta che parla e i suoi intenti non sono rassicuranti. Le frasi chiave, cantate dalla voce incantata di Lapè, dicono che è troppo tardi per piangere in quanto conoscevamo già le conseguenze del nostro atteggiamento. Frasi inquietanti cantate con un’intenzione gioiosa e spensierata, per sottolineare la superficialità con cui stiamo affrontando il più grave pericolo del nostro tempo. A legare questi ritornelli allegramente macabri ci sono le strofe fitte di White Ear, quasi una filastrocca in cui la Terra parla sempre in prima persona spiegando i motivi per cui, per poter sopravvivere, è costretta ad annientare questi parassiti che da almeno un secolo la stanno torturando in nome di uno stile di vita volto solo a far crescere i consumi. A metà canzone il colore cambia, diventa ancora più inquietante, per l’entrata di Fausto Dee, rapper che comincia a slabbrare le maglie della metrica con un testo molto diretto, parlato, in cui è un umano a parlare. A passo stretto con la parte testuale, il carattere del brano mette in contrasto un carillon giocoso e un beat angosciante, una ritmica ballabile con degli archi che avanzano in armonie buie. Un graduale crescendo lungo tutto il brano contribuisce a dare la sensazione di qualcosa di imminente che sta per succedere, un pericolo che dall’orizzonte si avvicina. Ma non c’è problema, basta girarsi dall’altra parte.
“Rooftops and the Yellow Moon” è il nuovo album di Alessandro Gwis, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Dopo l’album “Alessandro Gwis” e “#2” prosegue la collaborazione tra Alessandro Gwis e Compagnia Nuove Indye con questo nuovo progetto che possiamo definire un diario sonoro, una raccolta di idee, appunti, emozioni e suggestioni musicali che hanno accompagnato Gwis in questi anni. Un vero e proprio viaggio musicale in cui Gwis ha voluto accanto a sé alcuni dei suoi migliori amici musicisti: Pierpaolo Ranieri (Basso), Marco Rovinelli (Batteria), Michele Rabbia (Percussioni) e Luca Pirozzi (basso nella traccia 7).
L’album, prodotto da Alessandro Gwis in collaborazione con Riccardo Manzi, sarà disponibile anche in formato CD.
In un quadro del '600 del famoso pittore Pietro Van Laer si scorge un frammento di partitura: è il canone del diavolo.Si tratta di un canone a tre voci, un canone perpetuo o infinito, in cui ogni voce riprende e ripropone la propria parte, cantando la stessa frase: “il diavolo non burla”. Questa storia (che verrà raccontata nel libro di Renato Giordano "La Nota di Dio" che pubblicheremo all'inizio del 2023) ha dato vita alla collaborazione tra Renato Giordano ed il compositore Vito Ranucci che si è tradotta nel brano "Devil's Canon", disponibile su tutte le piattaforme digitali.