
Sono trascorsi tre anni dalla prematura scomparsa di Roberto “Freak” Antoni ed il panorama musicale sembra averlo dimenticato troppo in fretta, preso dalla frenesia costante di una produzione discografica sempre meno attenta alla qualità ed impegnata unicamente nel ricorrere i successi commerciali che durano una stagione. Eppure quel “giovane urlatore di Bologna, molto estroso ma basso di statura” ci manca tanto, così come il suo straordinario genio in grado di inventare linguaggi e scardinare ogni regola, ma anche di fare poesia in modo unico. Freak ha vissuto diverse fasi artistiche ed è passato da altrettante incarnazioni musicali, ma la sua vita quella reale è stata a suo modo unica, anche se troppo breve. Nell’arco dei quarant’anni del suo percorso artistico ha saputo donare al suo pubblico tutto sé stesso, la sua curiosità, la sua ironia e la sua arte declinandole attraverso innumerevoli espressioni artistiche, combattendo con la sua esistenza tormentata ed autodistruttiva. Le sue maschere come quella di Beppe Starnazza hanno avuto successo, anche in televisione, ma ancora oggi c’è la certezza che al suo essere artista non è stato ancora reso giustizia. Allo stesso modo troppo stretta è l’etichetta di provocatore affibbiatagli nei giorni degli Skiantos, perché Freak incarnava profondamente la tensione destabilizzante che permea l’arte.
Negli ultimi anni di vita, poi, ecco toccare il vertice della sua produzione con la complicità della pianista Alessandra Mostacci, compagnia di vita e complice in musica, che seppe dare alle sue composizioni un tratto straordinariamente originale con il progetto “Ironikontemporaneo”. Insieme scrissero tante canzoni, lavorando giorno e notte con Freak che tirava fuori dal suo genio la poesia e la Mostachova, come la chiamava lui, a metterle in musica. I suoi nonsense, troppo frettolosamente catalogati come demenziali, nascondevano qualcosa di più. Dentro ogni verso c’è lui con la sua vita, le sue amarezze e la consapevolezza di essere nato in un paese in cui “non c’è gusto ad essere intelligenti”. Significativo in questo senso l’esclusione da Sanremo di quel gioiello di pura bellezza e semplicità che è “Però Quasi”, ma Freak andò avanti perché lui, come disse Andrea Pazienza, era “il più pazzo di tutti” e mai come ora la sua poesia sarebbe stata necessaria. A rendere omaggio a Roberto “Freak” Antoni e al suo complesso universo artistico è il progetto “Freak-Out” pubblicato da CNI e che vede il disco postumo omonimo, completato magistralmente dal libro di Daniela Amenta.
(Salvatore Esposito). Continua a leggere su Blogfoolk