Fenomenologia dell'altro Battiato

 Musicista più che cantautore. Poliedrico piuttosto che poetico. Capace di insofferenze come di ascetismi. Uno, nessuno e centomila per più di dieci anni ma con precise intenzioni: con baffi e senza, con barba e senza, con codino e senza, vestito elegante con sandali e calzini bianchi, immoto, meditabondo, con occhiali da sole, laconico, filosofeggiante, vestito hippy, regista, pittore, danzante, immobile su tappeti orientali, critico ma a-politico, spirituale ma a-confessionale, (auto)ironico come non avresti detto, Franco Battiato è stato portatore sano di provocazione sui generis. Originale in quanto autarchica, indifferente ai diktat movimentisti degli anni Settanta come agli abbagli individualisti del decennio successivo. Sparpagliato per album, video e memorabilia assortita, esiste insomma l’artista uno e bino, il trascendente e il radicale. In maniera non pedissequa questo libro si concentra su quest’ultimo. Sull’artista che tra tastiere fluidissime e non-sense di superficie, rappresenta oggi un must generazionale, declinato in eco di memorie collettive e personali. Tutt’altro che un’icona supra partes, capace anzi di letture antropologiche tra le più affilate della canzone italiana.

Con numerosi estratti dai giornali dell’epoca, il ricordo di Giusto Pio, e le interviste inedite a Gianfranco D’Adda, Filippo Destrieri, e allo stesso Franco Battiato.

Foto di copertina: Antonio Parrinello.