“AKOUSTIKOS” degli Agricantus recensito su "La Sicilia"

Categoria: Promo Creato: 11 Giugno 2018

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano... E’ azzardato citare un cantautore old style come Antonello Venditti per introdurre un ensemble di difficile collocazione ma la cui connotazione musicale è sempre stata fortemente caratterizzata dalla ricerca delle origini, dall’esaltazione delle tradizioni, dall’orgoglio di fare musica per affermare la propria sicilianità pur inserendola, spesso e volentieri, in contesti assolutamente internazionali. E così, come dal cilindro di un prestigiatore, ecco venir fuori - non è magia, non è illusionismo - gli Agricantus, senza dubbio uno dei gruppi più rappresentativi della scena musicale italiana degli ultimi trent’anni o forse più. Nati come gruppo di ricerca, gli Agricantus si sono evoluti tenendo sempre nel mirino un unico obiettivo: esaltare con la musica le proprie radici. Ecco perché hanno avuto il privilegio di girare il mondo, di suonare al fianco del fior fiore degli artisti di calibro mondiale, di sdoganare dialetto e strumenti della tradizione mischiandoli con il futuro. Certi amori, come detto, non finiscono. Mai. Magari li riponi in un angolo della libreria, tra i cd più ascoltati e, forse, più apprezzati. Di tanto in tanto osservi quel solco polveroso e ti accorgi che, forse, manca ancora qualcosa. Guardi “Etnosphere” e la mente si tuffa in uno spettacolare concerto al Teatro Antico di Taormina. Ripercorri con la mente i brani di “Tuareg”. Poi, scorgi “Placido Rizzotto” e la colonna sonora di “Felicia Impastato”. E ti rendi conto che gli Agricantus tanto hanno detto e tanto, forse, hanno ancora da dire. E allora, eccoli appena tornati dopo un periodo di silenzio, di pensieri e ripensamenti. Di terremoti fisici ed emotivi. E così, prendi in mano (perché a noi piace ancora il contatto fisico con la musica) questo nuovo “Akoustikòs Vol. 1”, ennesimo capitolo della storia che lega ormai da diversi anni gli Agricantus all’etichetta indipendente Cni Compagnia Nuove Indye, e ti accorgi che ti trovi davanti ad una musica che non ha età, che non ha confini. Ma a questo punto è necessario fare le presentazioni. Perché gli Agricantus sono sì, sempre loro, ma c’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi, nella musica. Ci sono Mario Crispi (archaic wind instruments, vocals), Mario Rivera (6 strings acoustica bass, double bass, guimbri, vocals) e Giovanni Lo Cascio (drum set, percussion). E ci alziamo in piedi per salutare l’arrivo di Anita Vitale «l’anima nuova, ma antica dello spirito ritrovato della band», voce, stavolta sicilianissima, chiamata al difficile ruolo di farci disamorare di tutto quel che è stato il passato degli Agricantus. Punto e a capo. E si ricomincia proprio dalla rilettura di alcuni piccoli capolavori dell’ensemble. Undici brani. Undici come i giocatori in campo di una formazione che gioca all’attacco, dove in un ipotetico, calcistico, 4-3-3, è sicuro che ad andare in gol potrebbero essere tutti gli elementi, portiere compreso. Crispi-Rivera-Lo Cascio, con la complicità di Anita, sono riusciti ad estrapolare dall’opera omnia degli Agricantus, undici perle, a partire da “Carizzi r’amuri” passando per “Azalai”, “Istanbul ururken” (scritta con la complicità di Pivio, De Scalzi e Ozpetek) e “Qanat”. “Ciavula” è tra i nostri brani preferiti in assoluto. Sempre bellissimo. Innovativo e conservatore allo stesso tempo in questa rilettura che lega tutto il disco con certe sonorità più schiette e temporalmente azzeccatissime. Scorrono ancora “Manu su manu”, “Cantu Errami”, “Sentimentu”, “Nsunnai” e “Sentu”, per chiudere con “Jura”, capitolo che vede, al fianco di Mastroeni, Crispi e Rivera, anche la firma di Anna Vitale. Ma vorremmo tornare su “Sentu”, stupenda canzone regalata alla fiction tv “Felicia Impastato” che, in breve tempo, è diventato brano simbolo degli Agricantus e forse, adesso, anche della loro rinascita. Una tempesta di sale e mare, facendo jusu e susu tra le onde, ci restituisce in tutto lo splendore, una band che merita ancora tanto spazio. E ascolto.
Leonardo Lodato

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