A due anni dall’uscita del loro fortunato disco d’esordio (KlezRoym), che li ha consacrati come una delle migliori formazioni di klezmer al mondo, i KlezRoym proseguono con Scenì la loro esplorazione musicale nei territori della musica ebraica, senza trascurare tuttavia escursioni nel jazz contemporaneo e nelle sonorità est-europee e mediterranee; e proprio come segnale della precisa volontà di proporre una musica che varca confini e mescola culture diverse va vista la presenza nel disco di due importanti musicisti del mondo arabo, Karam Abdelmagid all’oud e Abdullah Mohamed alla darbouka, ospiti in due brani.
L’unione di una grande sensibilità artistica, di doti tecniche fuori dal comune e della raffinata eleganza degli arrangiamenti ha creato uno stile inconfondibile, che è già diventato un marchio di fabbrica riconosciuto a livello internazionale e permette al gruppo romano sia di riproporre versioni personalissime, moderne ed incisive di brani della tradizione yiddish e di quella sefardita, cioè ebraico-spagnola (i cinque "Radio Freilach"che scandiscono l’intero lavoro; "Szol a kakas mar", appartenente al repertorio ungherese "da matrimoni";"Arum de fayer"; "Morenica", antico canto popolare sefardita; la splendida "Oyfn pripetshik", una nenia per l’infanzia divenuta canzone-simbolo della Shoà, magistralmente interpretata da Eva Coen – le ultime due presenti anche in versione remix), sia di creare brani originali, senza mai tradire lo spirito antico del klezmer (l’apertura spagnoleggiante sensualità di "Trokal kazal trokar mazal", nostalgica e sensuale; la festosa"Klezmer song"; le strumentali "To East", "Scenì, scenì", "Nostalgia", "Regalo di nozze", eleganti, cariche d’atmosfera e percorse dal brivido dell’improvvisazione jazzistica), sia – infine – di regalarci, con una versione "Canzone dell’amore perduto" tutta giocata sul filo dei sentimenti, un commosso omaggio al grande Fabrizio De Andrè e alla sua passione per le musiche del Mediterraneo.